Il nibirunense è un tentativo di alcuni tonalisti del passato di creare una lingua comune tra il ligæspas dei Discendenti e tutte le lingue delle culture nibirunensi alleate ai Discendenti, quindi di base il linguaggio dei Tonal e dei Dolem. Purtroppo, il nibirunese non ha attecchito all’interno delle varie culture ed è rimasto dunque una sorta di lingua morta sul nascere. Negli ultimi anni, i Discendenti hanno però sviluppato un certo fascino per quella lingua e continuano ad usarne alcune parole per indicare oggetti comuni o meno della loro quotidianità – così come tutta la toponomastica e i nomi di persone. Dunque, i personaggi capiscono in parte il nibirunese, ma un po’ come noi in Italia capiamo il latino: non tutti hanno le stesse competenze e comunque non serve sapere il nibirunese per vivere su Nibiru – benché saperlo, come per il latino, possa avvantaggiare in alcune situazioni.
Grammatica di Base
Il nibirunese è stato costruito per essere all’inizio semplice e adeguato alla comprensione di ogni specie, quindi è stato perso un po’ di grammatica da ogni altro linguaggio: l’uso limitato di accenti e altri segni diacritici del ligæspas; una costruzione per gemmazione e fusione di nuove parole, un po’ come per il linguaggio Tonal; una corrispondenza quasi uno a uno di referente e forma grammaticale del linguaggio Dolem (vedremo a breve). Ovviamente, nel corso del tempo il linguaggio si è adattato all’uso pratico e si è evoluto: le regole qui presentate sono dunque da interpretare come l’estremo risultato dell’ultimo uso orale del nibirunese. Un linguaggio quindi estremamente cambiato, sia nella finalità che nella forma, rispetto a quanto doveva essere inizialemente.
Ogni parola è costruita a partire da una radice di senso, che può essere declinata per genere e numero.
Genere
Le parole nibirunesi hanno ben quattro generi, ognuno dei quali collegato ad una vocale finale:
- la finale o indica il genere maschile di ciò a cui si riferisce la parola, quindi perlopiù creature viventi e qualche oggetto;
- la finale e indica il genere femminile di ciò a cui si riferisce la parola, quindi perlopiù creature viventi e qualche oggetto;
- la finale i indica il genere neutro concreto di ciò a cui si riferisce la parola, ovvero tutto ciò che non ha genere, ma è percepibile con i sensi;
- la finale a indica il genere neutro astratto di ciò a cui si riferisce la parola, ovvero tutto ciò che non ha genere, ma non è percepibile, è nella nostra mente.
Dunque, il nibirunese prende dal Tonal il genere astratto, che indica un concetto o un’idea per quello che è, senza genere. Dal linguaggio Dolem, invece, prende il genere concreto, che indica perlopiù oggetti ed eventi percepibili.
Numero
Per indicare una quantità plurale, il nibirunese sfrutta la lettera s o x (letta sc) posta prima della vocale finale. Per cui la parola nußeri, che significa luogo concreto, al plurale diventerà nußersi.
Aggettivi
Gli aggettivi vengono declinati esattamente come i nomi, concordandosi a quello a cui si riferiscono. Così il sintagma grande luogo viene tradotto ißi nußeri, mentre grandi luoghi sarebbe ißsi nußersi.
Gradi degli aggettivi
I gradi degli aggettivi vengono tutti gestiti tramite delle particelle avverbiali, anche nel caso di aggettivi superlativi. Vale a dire che c’è sempre una parola che introduce l’aggettivo della comparazione o superlazione.
- Lon si usa insieme a at per creare il comparativo di maggioranza.
- lon… at… > più… che/di… | lon ißi at sidi: più grande del secondo
- Qin si usa insieme a at per creare il comparativo di uguaglianza.
- qin… at… > tanto… quanto… | qin ißi at sidi: tanto grande quanto il secondo
- …qin… > …come… | ißi qin sidi: grande quanto/come il secondo
- Tesim si usa insieme a at per creare il comparativo di minoranza.
- tesim… at… > meno… che/di… | tesim ißi at sidi: meno grande del secondo
- Lonoa si usa per creare il superlativo relativo di maggioranza.
- lonoa… ur… > il più… tra… | lonoa ißi ur hso: il più grande tra tutti
- Tesoim si usa insieme a ur per creare il superlativo relativo di maggioranza.
- tesoim… at… > il meno… tra… | tesoim ißi ur hso: il meno grande tra tutti
- Loa si usa per creare il superlativo assoluto.
- loa… > …issimo | loa ißi: grandissimo
Pronomi personali e possessivi
I pronomi in nibirunese sono costruiti con particelle declinate come tutte le altre parole: vale a dire che, se la prima persona singolare maschile uno, quella femminile è une, quella concreta uni e via dicendo. L’unica eccezione è la terza persona plurale che non ha la s o x per indicare il suo plurale, ma è composta semplicemente dalla parola il poi declinata. I pronomi quindi sono:
- un, prima persona singolare;
- t, seconda persona singolare;
- el, terza persona singolare;
- uns, prima persona plurale;
- ts, seconda persona plurale;
- il, terza persona plurale (eccezione).
Per fare un pronome possessivo basta aggiungere la lettera r di fronte al pronome, tranne per la seconda persona singolare e plurale, in cui r viene inserito per ultima.
- run > runo, il mio; rune, la mia;
- t_r > tor, il tuo; ter, la tua;
- rel > relo, il suo; rele, la sua;
- runs > runso, il nostro; rune, la nostra;
- ts_r > tsor, il vostro; tser, la vostra;
- ril > rilo, il loro; rile, la loro.
Verbi
I verbi si dividono in quattro coniugazioni, inizialmente separate per valenza: vale a dire che i verbi che non necessitano complementi per avere senso (come piovere) o che ne necessitano uno (come lavorare: soggetto e verbo, io lavoro) erano nella prima coniugazione, quelli che necessitano due complementi (come amare: soggetto verbo e ogetto, io amo lei) erano nella seconda, e via dicendo. Oggigiorno ci sono così tante eccezioni che questa regola è più che altro un residuo del passato.
Ogni coniugazione ha comunque una consonante tematica, presente come ultima lettera nella forma infinita del verbo – che, tolta quella lettera, fornisce la radice di partenza per la sua coniugazione.
- Prima coniugazione, finale in ç.
- Seconda coniugazione, finale in r.
- Terza coniugazione, finale in x.
- Quarta coniugazione, finale in ß.
Nel nibirunese non esistono i modi verbali, ma solo i tempi. Ogni tempo ha una sola voce, che non si declina per ogni pronome, ma rimane identica su tutte le persone. Ne deriva che i verbi non possono avere soggetti sottointesi.
I tempi si dividono in base, composti e avanzati. In breve, i tempi base si riconoscono per una costruzione alfabetica precisa:
- il tempo presente semplice, costruito sulla consonante tematica l;
- il tempo passato semplice (passato remoto), costruito sulla consonante tematica d;
- il tempo futuro semplice, costruito sulla consonante tematica t;
- il tempo sospeso, il nostro imperfetto, costruito sulla consonante tematica f.
A questi tempi basilari si aggiungono quelli composti, costruiti con il participio, che è creato sostituendo alla consonante tematiche dell’infinito le lettere st. I tempi composti sono chiamati presente composto (il nostro passato prossimo), arcaico (il nostro trapassato remoto), futuro composto (il nostro futuro anteriore) e imperituro (il nostro trapassato prossimo) costruito sul sospeso.
Dopodiche abbiamo i tempi avanzati:
- il tempo supposionale, costruito antecedendo a qualsiasi tempo la particella qe, che sostituisce tutti i tempi del congiuntivo (e corrisponde alla supposizione che accada qualcosa);
- il tempo inesistente, costruito anticipando r o ry a qualsiasi tempo verbale, che sostituisce tutti i tempi del condizionale (e corrisponde alla rara possibilità o impossibilità che accada qualcosa).
Schemi riassuntivi di Tempi Verbali, Preposizioni, Congiunzioni e Avverbi
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